Iene vs Rodotà
Ho or ora finito di leggere un bell'articolo di Stefano Rodotà su Repubblica.it (spero che il link all'articolo sia stabile nel tempo ...). Tema dell'articolo è la diatriba di questi giorni tra la trasmissione Le Iene ed il Garante per la privacy che ha bloccato la messa in onda del noto servizio che ha verificato la positività all'uso di sostante stupefacenti da parte di un numero non indifferente di parlamentari.
Bell'articolo, concordo sul principio di base: la legalità deve venire prima di tutto. Se, secondo la legge sulla privacy, i metodi usati da Le Iene per la raccolta dei campioni e per la messa in onda del servizio non sono legali, allora il servizio non deve andare in onda. Punto.
Il dubbio che però regna sovrano sulla vicende, dubbio che l'ex-garante (o lo è ancora? non mi è chiaro ...) si guarda ben dallo sciogliere, è un altro.
Le Iene, così come altre trasmissioni dallo scoop facile quali Striscia La Notizia, da sempre realizzano e mandano in onda servizi che trattano dati sensibili di persone. Da sempre rendono irriconoscibili quelle persone mediante camuffamento digitale delle riprese audio/video.
Perché, signor Garante, ha usato la motivazione della legalità per difendere i diritti dei parlamentari, ma non per difendere in passato i diritti di altre categorie? La domanda è trivialmente retorica ...
W la legalità, ma W la legalità per tutti.