Esamificio? No, grazie.

Un interessante articolo da Lavoce evidenzia uno dei tanti meccanismi usati dall'università Italiana per tenere gli studenti all'interno dei corsi di laurea più tempo possibile (più tempo = più soldi di tasse): la possibilità di ritentare praticamente all'infinito ogni singolo esame. Più volte mi sono imbattuto con la problematica dal lato della cattedra: ci siamo tutti culturalmente (auto-)convinti che calare il numero degli appelli sia fare un torto agli studenti, quando non è affatto così.

Una distinzione che l'articolo citato non menziona è tra il numero di appelli per anno e la possibilità di un singolo studente di partecipare a più appelli durante l'anno. La prima possibilità ha effettivamente vantaggi di libertà per lo studente (ma induce problemi citati, quali il maggiore rischio di non equità tra i diversi testi d'esame), la seconda no.

Cito altre "strategie" utilizzati dai corsi di laurea di casa nostra per tenere al laccio gli studenti:

  • Fare pagare le tasse di fuori corsi solo al termine del periodo previsto di studio; in questo modo si lascia che gli studenti si illudano di potere "recuperare" anni di studio andati malino con pochi esami all'attivo. Recupero che puntualmente non accade.

  • Eliminare le propedeuticità (i.e., i vincoli che obbligano ad avere sostenuto certi esami prima di poterne sostenere altri); in questo modo si concede la possibilità di sostenere esami (che magari si svolgono a crocette ...) a studenti che in linea di principio non hanno le basi per capire la materia. Chiaramente questa pratica non fa altro che invogliare il "tentare la sorte".

Qualche vincolo in più renderebbe i corsi di laurea apparentemente più ostici e invoglierebbe più studenti ad abbandonare, ma sarebbe solo apparenza: in realtà darebbe un servizio migliore agli studenti meritevoli.