niente di nuovo sotto il sole
Chi ha parlato con me di concorsi truccati che impediscono ai "giovani ricercatori"™ di essere assunti in Italia ha difficilmente trovato terreno fertile. La mia disciplina (l'informatica scientifica) è relativamente nuova e quindi più fortunata di discipline più antiche: le cosiddette baronie si stanno si affermando, ma in buona parte d'Italia (e limitatamente ai dipartimenti che ho avuto modo di conoscere) è ancora possibile trovare concorsi da ricercatore in informatica che siano specchiatamente meritocratici. Badate: non ho detto che sia la norma, ma ... «piuttosto che niente, è meglio piuttosto».
Nel mio ambito di interesse dunque, il problema della assunzione dei giovani è dominato più dalla scarsità di posti che non dal malcostume dei concorsi truccati. A parità di competenze scientifiche ed età, la Francia è in grado di assumere ogni anno molti più ricercatori in informatica di quanto non sappia fare l'Italia. Per questo è piuttosto comune imbattersi in laboratori di ricerca francesi dove i ricercatori italiani sono statisticamente sovra-rappresentati rispetto ad altre nazionalità.
In altre discipline e/o in altri piani della gerarchia accademica, le carte in gioco sono molto diverse. Riporto a questo proposito la (yet another) horror story dell'assunzione di 2 professori ordinari per trasferimento a Roma Tre. Niente di nuovo, ma questa ha avuto immeritatamente poca risonanza e la riporto con piacere.
Breve rassegna stampa:
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l'articolo iniziale di Roberto Perotti sul Sole, che introduce la vicenda.
(Per chi non lo conoscesse, Perotti è autore del bellissimo libro l'università truccata, uno dei più belli ed equilibrati testi che io abbia letto sulle "sventure" dell'università italiana.) -
(i tentativi di) risposta degli attori del concorso, sempre sul Sole
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infine, l'analisi di Michele Boldrin sui meriti scientifici dei candidati in gioco per la cattedra di Economia Politica
(Shameless plug per i cater-fan: Boldrin è l'economista di riferimento di Caterpillar.)
I miei highlight sulla vicenda sono i seguenti:
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In molti, ed io tra loro, ritengono non sia possibile stabilire un unico strumento di valutazione automatico per l'attività di ricerca (i.e. PoP non è la soluzione). Ciò nondimeno, le personalità scientifiche attive in specifici ambiti possono facilmente smascherare i candidati impresentabili ad un concorso, grazie semplicemente alla loro cultura su quali siano le basi dati (motori di ricerca, indici di riviste, conferenze note, ...) scientificamente affidabili da consultare. Non è altrettanto facile garantire che
vinca il migliore
, ma smascherare gli impresentabili costituisce un contributo fondamentale a minimizzare i danni per l'università che assume il vincitore del concorso (e quindi per la collettività). -
Uno dei punti (ricorrenti) di Perotti resta la chiave di tutto:
In qualsiasi paese moderno nessun esponente accademico si sarebbe esposto in una vicenda così imbarazzante: la tradutio manuale dei titoli, la clamorosa disparità di valore scientifico di vincitori e sconfitti, le parentele, il cerchiobottismo politico. Inoltre, rettore e preside, e l'intera università con loro, avrebbero perso molto di più in immagine e prestigio di quanto avrebbero guadagnato in altre dimensioni.
Perché questa totale indifferenza? Il motivo è sempre lo stesso: nell'università italiana si procede solo per anzianità, nessuno paga per le scelte sbagliate e nessuno viene premiato per operare bene. Che io promuova un premio Nobel oppure l'amico o il parente, il mio stipendio e la mia carica continuano esattamente come prima.
In tale contesto di deresponsabilizzazione generale nessuna isola felice può durare a lungo, le avvisaglie sono tristemente note.